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La rosa del deserto - Hédi Bouraoui - UTE Acquaviva delle Fonti

Anno Accadenico 2023/24
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La rosa del deserto - Hédi Bouraoui

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Commedia musicale Rosa del deserto

La commedia musicale Rosa del deserto tratta dal racconto poetico Rose des sables dell‟autore canadese Hédi Bouraoui, edito da Vermillon – Ottawa, Canada (1998), e tradotto dal professor Nicola D‟Ambrosio (Rosa del deserto WIP Edizioni, Italia – 2010), nasce dall‟entusiasmo e dalla passione di un giovane artista, musicista e romanziere, Antonio Di Benedetto, sceneggiatore, compositore e regista di questo spettacolo. Egli ha ricavato una sceneggiatura originale, curata nei dettagli, e ha “cucito”, sul testo, musiche inedite direttamente composte per l‟occasione. Il testo poetico prende vita attraverso scelte sceniche quasi oniriche. La sceneggiatura resta fedele ai molteplici spunti di riflessione che la penna di Bouraoui sviluppa avvalendosi di una pregiata simbologia. Si è voluta mantenere la caratteristica di commedia, perché Di Benedetto ha colto nel testo originale un velo di cruda, e allo stesso tempo, semplice ironia. Importante evidenziare come il “volo di Tar”, al di là del Mediterraneo, viene sottolineato da moderni effetti speciali che caratterizzano tutto lo spettacolo. Degni di nota è anche la fattura dei costumi, ideati e cuciti per l‟occasione. Tutto ciò risulta un mix efficace per mantenere alta l‟attenzione dello spettatore, che rimane inevitabilmente coinvolto anche dalle musiche, che tendono a rielaborare l‟impostazione delle melodie del deserto, attraverso una “fusion” di vari stili musicali moderni.

Rosa del deserto

Rosa del deserto è un racconto poetico che ben s‟inserisce nell‟universo transculturale bouraouiano. Pubblicato a Ottawa, nel 1998, ottiene il “Grand prix du Salon du livre” di Toronto.
Nel 2001 viene rappresentato in Egitto, al Cairo, in arabo Zahrat-el Sahari.
Nel 2010 è tradotto in italiano da Nicola D’Ambrosio e pubblicato dalla WIP Edizioni di Bari, grazie ad un contributo del Conseil des Arts du Canada (è una delle 3 opere finanziate in Italia) e dell‟Università di Bari.
I protagonisti principali sono Tar, Rosa del deserto, Sterco, il Corvo nero e il carovaniere.
Il corvo nero in Europa è considerato come una figura di cattivo augurio ma in Africa, ha spesso il ruolo di guida, di messaggero, di spirito protettore che avverte gli uomini in caso di pericolo.
Non gracchia, ma canta. Il suo è un canto di gioia diverso da quello del gallo gallico, che talvolta esprime il rifiuto e il rigetto: «Vai a fare il lustrascarpe / nelle città dei cani». Sembra quasi che la sponda Sud del Mediterraneo, nonostante la vicinanza geografica ed una storia, a tratti, comune, non abbia alcun contatto o legame con i paesi della  sponda Nord, a parte le orde di turisti occidentali attratti dal sole e dalla magia del deserto, risorse vendute a prezzi bassissimi, dagli albergatori del posto e dai tour operators internazionali Non regna la democrazia sulla sponda sud del Mediterraneo. Le autorità hanno messo il bavaglio ai giornali locali che non hanno voce in capitolo e subiscono la concorrenza dei “…canti venuti d‟altrove”.
Rosa è fecondata da una goccia di sudore del carovaniere e con Tar nasce un nuovo alfabeto. È il “verbébé”, il bebè portatore di un verbo nuovo, il bebè in versi, la parola poetica che viene al mondo e si diffonde in ogni angolo per illuminarlo – ieri, oggi e domani –, perché è l‟unica in grado di farci intravedere e scoprire ciò che è al di là della realtà e che non riusciamo a captare con i nostri sensi: «Non si vede bene che col cuore. L‟essenziale è invisibile agli occhi», dice la volpe al Piccolo Principe di Antoine de Saint-Exupéry, che è ben lieto di far tesoro di quella lezione di vita.
Tar è invitato dalla madre – che gli ha parlato dei suoi antenati e della storia della sua famiglia e l‟ha ammonito a fare le sue esperienze di vita –, a compiere il suo viaggio al di là del mare, a non aver paura dell‟ignoto e della diversità. Ma non deve mai rinnegare l‟essenza, il patrimonio dei suoi antenati o rinunciare alla sua originalità, perché la cultura, la memoria e la propria identità sono una garanzia di libertà. Generosamente, Tar, munito delle sue «parole-oliva» e delle sue «parolegelsomino», si farà carico del suo destino, in maniera autentica e coraggiosa diventando un messaggero dell‟umanità che è in noi e «dei suoi misteri», un portavoce dei suoi valori.
Il suo volo lo porterà lontano: dalla Francia al paese del Mosaico, il Canada, in quelle lande sperdute che Voltaire definì arpenti di neve, fino al paese della statua della Libertà, gli Stati Uniti.
Tar, „colui che ha spiccato il volo‟, nella sua ricerca di sé e dell‟altro, farà fronte ad incomprensioni e difficoltà che non fiaccheranno il suo spirito, la sua volontà. La sua missione è straordinaria. Nel suo viaggio al di là del deserto e dei mari dovrà, grazie alla sua parola, talvolta discordante, «smantellare il muro delle guerre», spegnere «il fuoco sacro dei preconcetti», «uccidere la vipera degli odi e delle asprezze», «il virus della paura che impietrisce i cuori/ e i sorrisi» «il cancro che rosicchia le parole» e soprattutto favorire il dialogo e l‟incontro delle culture e dei popoli.
Tar è un personaggio simbolico, capace di illuminare la coscienza degli uomini, un segno di speranza per tutti coloro che sono pensosi della sorte dell‟umanità di oggi e soprattutto delle generazioni future che hanno il diritto di vivere in un villaggio globale non dominato dalla tecnologia e dall‟economia ma che sia, piuttosto, sotto il segno del dialogo, della solidarietà e della pace.
Un racconto poetico dove all‟analisi introspettiva si aggiungono echi di civiltà diverse e i problemi scottanti della nostra umanità: la globalizzazione, l‟irritante supponenza dei paesi più ricchi del Nord del mondo, la situazione dell‟Amerindio che ha perso la sua terra, la mancanza di democrazia e di libertà di stampa, le guerre, la ricerca smodata del business as usual, la migrazione, l‟accoglienza talvolta negata da un Occidente chiuso in sé e mal disposto ad accogliere l‟altro, il diverso, il migrante, perché ha paura della diversità e non vuole rinunciare ai privilegi di cui gode e che spesso sono l‟altra faccia della medaglia di un‟umanità povera e sofferente. Non mancano interrogativi sul mistero della vita, sulla morte, e sul destino, riflessioni sulla solitudine, sulla solidarietà, sull‟amicizia e giganteggia l‟amore di una madre generosa e aperta al mondo.
Un linguaggio che, grazie a sapienti accostamenti e ad uno stile poetico, frutto di una profonda elaborazione artistica, crea un‟atmosfera di sogno, di meraviglioso, d‟innocenza.
La frammentazione della frase, le parole disposte su un pentagramma come note musicali, suggeriscono al lettore i centri nevralgici della scrittura bouraouiana, accrescendo la loro carica espressiva e semantica: il “visuel” diventa così una dimensione del significato.
Inoltre, i suoni delle parole, i rapporti tra di loro hanno l‟effetto di prolungare e di amplificare la loro risonanza, di suggerire o di suscitare emozioni e di farci intravedere un universo da scoprire.
La punteggiatura è quasi sempre assente. Si assiste ad un‟idea che si fa corpo, a parole in libertà che si sottraggono ad ogni forma di dipendenza e di assoggettamento; le frontiere abolite favoriscono la loro interazione evitando di bloccare sul nascere la creatività del lettore che, trasportato sulle ali del verbo bouraouiano, plana insieme a Tar, in questo viaggio planetario, lungo tutto il suo percorso da Nord a Sud, dal Mediterraneo al Nord del Mondo, dall‟Africa, all‟Europa, all‟America.
Ogni cesura temporale è eliminata… «Avvenne e avverrà…. C‟era una volta… dicono». Il tempo scorre senza barriere, in un fluire ininterrotto, perché la vicenda umana di Rosa e di Tar ha un valore emblematico e universale.
Rosa del deserto appare come una mano fraterna tesa verso l‟altro, l‟arcobaleno multicolore della speranza in un mondo dove regna ancora l‟incomprensione e l‟avidità, un segno epifanico di un transculturalismo mai domo, una carta vincente dell‟umano che è in noi.
Nicola D‟Ambrosio

Nicola D’Ambrosio è docente di Letterature Francofone alla Facoltà di Lingue dell’Università di Bari e traduttore ufficiale dello scrittore Hédi Bouraoui. È responsabile della Collana “Al di là del Mediterraneo” della WIP Edizioni di Bari, corrispondente permanente, per l’Italia, del “Centro Canada-Mediterraneo” e di “Radio CIUT” di Toronto
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