Il covid e la didattica a distanza di Vitantonio Petrelli
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IL COVID E LA DIDATTICA A DISTANZA
Grazie Prof. Vitantonio Petrelli
L’Università della Terza Età di Acquaviva, nata nel 1999, ha avuto una straordinaria crescita negli ultimi dieci anni, tanto da collocarsi ai primi posti in provincia di Bari ed in Puglia per numero di iscritti, ricchezza e varietà di corsi e laboratori, offerta di iniziative ed attività extra, come viaggi di istruzione, accuratamente organizzati, anche all’estero, collettive presenze ad opere liriche e concerti al Petruzzelli di Bari, incontri con autori, conferenze monotematiche, seminari e corsi speciali, svolti da più docenti, e molto altro.
Nello scorso anno accademico, 2019/2020, ha dovuto interrompere a fine febbraio le sue attività didattiche, per la chiusura delle scuole, dovuta al totale lockdown a causa della pandemia da covid19, che si è prolungata per tutto il resto dell’anno scolastico.
Con il nuovo anno accademico 2020/2021, aperto, come negli altri anni, nella seconda metà di ottobre, l’UTE ha dovuto da subito fare i conti con i primi provvedimenti di reiterata chiusura delle scuole, che ospitavano le sue attività. Eppure, a fronte di questa interruzione si era registrato quasi lo stesso numero di iscritti degli anni precedenti e non si voleva deluderli.
L’UTE aveva, intanto, anche rinnovato, per scadenza, il nuovo consiglio direttivo e gli organi di presidenza, con l’elezione della prof.ssa Mariella Nardulli, fresca di pensionamento, a nuovo Presidente, per succedere alla lunga, intensa e molto fruttuosa presidenza della prof.ssa Marilena Chimienti, cui si deve la straordinaria spinta propulsiva degli ultimi anni.
Il nuovo direttivo, dopo intensa riflessione e consultazione, ha pensato di andare incontro agli iscritti, organizzando lo svolgimento dei corsi con il sistema della didattica a distanza (DaD). Si trattava di un azzardo, se si pensa che agli studenti della terza età non si poteva chiedere quella familiarità con l’uso dei ‘social’ che possiedono gli adolescenti, i quali oramai nascono quasi smanettando su cellulari e tablet e sviluppano un naturale istinto, che li predispone ai meccanismi e alle procedure della comunicazione informatica.
Il direttivo, fresco di insediamento, ha avuto il coraggio di assumere la decisione di tentare il ricorso alla didattica a distanza (DaD), nonostante la sua attuazione fosse evidentemente complessa ed esposta al rischio di fallimento, considerando non solo la difficoltà tecnica dell’organizzazione del circuito chiuso di comunicazione e interazione, ma anche la prevedibile mancanza di strumenti o di pratica da parte dei maturi studenti della terza età. Si è deciso, comunque, di partire con i docenti disponibili all’esperimento e con un gruppo di tecnici informatici ben affiatato. Le lezioni e le informazioni sarebbero arrivate a domicilio tramite WhatsApp, smartphone o personal computer, secondo le due procedure di ZOOM e di MEET.
Si è, quindi, proceduto all’attivazione, per il primo periodo dell’anno accademico, da novembre a gennaio, dei seguenti otto corsi in modalità DaD : la fratellanza umana del prof. Nicola Lofrese; bella maniera e risorgimento del prof. Nicola Troiani; il valore delle parole: il verso poetico e il verso musicale delle prof.sse Giulia Calfapietro e Chiara Ceo; la salute nel piatto della prof.ssa Patrizia Laquale; inglese della prof.ssa Giulia Calfapietro; spagnolo del prof. Fabio Ferrulli; dal potere alla cultura: dalla Repubblica di Genova al Mezzogiorno di Italia del prof. Nicola Montenegro; l’uso dello smartphone per esperti del prof. Vito Dellisanti.
L’esperimento, oramai a consuntivo, appare pienamente riuscito: sono risultati coinvolti complessivamente 121 corsisti, oltre la metà degli iscritti a quei corsi, che assommavano a 217 (56%). Si tenga presente che altri iscritti frequenteranno i corsi del secondo periodo, che partirà da febbraio, con ulteriori corsi in programmazione, come educazione al benessere psico-fisico, letteratura e storia di Acquaviva.
Intorno a questa riuscita esperienza, occorre riflettere e confrontarla con la parallela esperienza degli studenti adolescenti.
Per necessità di tutela della salute, secondo le indicazioni degli esperti virologi, si è dovuto rinunciare, a causa del Covid19, al bene sommo della socializzazione scolastica, che si svolgeva tradizionalmente in presenza. E’ stato inevitabile ricorrere al suo surrogato tecnologico, quello appunto dell’insegnamento a distanza, il quale, se riesce a salvaguardare l’essenza della comunicazione, nello scambio linguistico associato al sonoro e all’immagine, manca, tuttavia, del calore e della pienezza percettiva della interattiva presenza corporale, l’evidenza di una collettività di scopo che concordemente lavora, con reciproci rinforzi e conferme con il docente, ma che anche orizzontalmente con altrettante conferme con i pari del gruppo. Bisogna pure ammettere che l’esperienza tecnologica a distanza, se da una parte salva solo l’essenza del comunicare con il sonoro ed il visivo delle moderne tecnologie, dall’altra consente, a nostro vantaggio, la comunicazione a distanza, perfino dagli antipodi del pianeta ed in tempo reale, possibilità non consentite nella comunicazione fisica in presenza.
Gli studenti della prima età sono giustamente in rivolta contro la didattica a distanza, perché toglie loro la possibilità di reciproco rispecchiamento e interazione emulativa ed imitativa, come rinforzo, unita al senso della socialità e solidarietà tra coetanei, che è fondamentale nella loro formazione psichica ed umana. Essi si trovano nella didattica a distanza separati nel proprio solitario domicilio, a cospetto del docente, che appartiene ad altra generazione, mentre manca la solidarietà di gruppo tra pari, che scarica il disagio del misurarsi singolarmente con il docente adulto, reso nella didattica a distanza ancora più estraneo dalla fredda immagine del monitor.
Questa difficoltà è minore o del tutto assente con gli studenti della terza età. Non si avverte, o è minima, la sofferenza per la mancanza di vicinanza fisica dei propri pari nella dipendenza dal docente. La solidarietà di gruppo, se appare necessaria per gli adolescenti, non è necessaria per gli adulti, che vedono nel docente un proprio pari, se non un inferiore anagrafico, e quindi non un portatore di estraneità e superiorità socio-culturale, che è come un consolidato complessivo di altre superiorità, culturali ed umane.
La didattica a distanza per la terza età non dovrebbe, dunque, comportare i disagi psicologici che gli studenti della prima età stanno giustamente denunciando, dal punto di vista della loro esperienza adolescenziale, che necessita, come detto, del rispecchiamento imitativo e dialettico con i propri pari.
Si aggiunga che gli adulti, che hanno qualche problema ad uscire dal proprio domicilio, possono, con la DaD, ricevere al suo interno la didattica telematica con notevole comodità, pur mancando la presenza dei propri coetanei, che è tuttavia meno, o per nulla essenziale, rispetto a quella degli adolescenti, più devastati, invece e purtroppo, dalla solitudine.
Gli adulti, se non arrivano ad esclamare con S. Bernardo ‘o beata solitudo o sola beatitudo’, certamente sono più disposti ad accettare una serena separatezza domestica, vissuta tra ricordi e piccole incombenze quotidiane. L’irruzione del mezzo comunicativo elettronico compensa, in qualche modo, l’assenza delle vicende e persone esterne, che non sono più necessarie per la strutturazione di personalità. E ciò maggiormente se gli entra in casa, con l’abituale comodità, il messaggio didattico intorno ad argomenti desiderati, graditi, scelti e perfino pagati.
L’occasione della didattica a distanza offre, quindi, ai fortunati fruitori della terza e quarta età, l’occasione di entrare nel pervasivo mondo dei media, geloso appannaggio dei nipoti. Gli scolari della prima età quel mondo lo frequentano, ci sono dentro quasi dalla nascita, e la didattica a distanza non aggiunge l’emozione ulteriore della nuova scoperta. Per gli studenti dell’UTE c’è, invece, la conquista del misterioso pianeta dei nuovi antropoidi elettronici.
E tanto può considerarsi abbastanza soddisfacente per uscire dalla solitudine senza dover lasciare il comfort della propria abitazione, mentre le giovani generazioni hanno il bisogno fisico di uscire da essa, avvertita come gabbia domestica, per incontrare coetanei e intrecciare stimolanti esperienze di socialità di gruppo, incontri ludici, gratificanti interlocuzioni che vanno ad integrare quelle fitte fitte che si sono scambiate con messaggi e messaggini tra mite gli stessi strumenti della rapida ed ossessiva comunicazione telematica. Tutte esperienze non prive anche del rischio di sconfinamento nelle gangs giovanili, che possono, però, costituire il crogiolo attraverso il quale la personalità in evoluzione si plasma.
L’UTE ha avuto l’azzardo e l’ambizione di far entrare, in questo mondo della comunicazione telematica degli studenti della prima età, anche i loro colleghi studenti della Terza Età e la scommessa dell’esperimento appare perfettamente vinta, grazie al coraggio della Presidenza, alla disponibilità dei docenti, ai tecnici informatici e soprattutto alla sorprendente giovanile flessibilità mentale ed operativa dei corsisti dell’UTE della nostra Città.
Vitantonio Petrelli